“Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male”.
cit. Renato Casarotto

Il mio rapporto con la montagna: poliedrico, di rispetto, di riconoscenza.
Quando vado in montagna il mio spirito si acquieta. Sono un tipo di persona contemplativo, che nell’attività fisica e nello sport non trova sfogo positivo, anzi ottiene il risultato opposto: maggiore concitazione e maggiore tensione.
Nel fare fatica in montagna invece trovo la pace. Il cammino è quasi una catarsi, dove lascio a mano a mano a ogni passo le tensioni, i dubbi, le paure, e conquisto sicurezza, consapevolezza di me, introspezione, infine:
La quiete.
La montagna mi piace “in solitudine”. Non è fatta di competizione, ma di ricerca.
Mi piace assaporare ad ogni passo le piccole particelle di me che si staccano e si diffondono nella natura circostante, per poi ritornare a me “epurate” e rigenerate, a donarmi un senso di appartenenza al tutto.
Le montagne, antiche, granitiche, sono di grande insegnamento.
Come tutti i grandi fenomeni della natura ti ricordano che sei un granellino, che devi rispettare l’ambiente, devi rispettare tanta “potenza”, le montagne c’erano prima di te e ci saranno anche dopo di te.
Le montagne sono sapienti.
Le montagne ti accolgono.
Le approcci con il cuore pesante e le lasci con lo spirito pieno.
Si può camminare meditando. Uno dei segreti per terminare un percorso è imparare ad ascoltare molto bene il proprio corpo. Quando il battito cardiaco aumenta rallentare, quando il battito si tranquillizza provare a intensificare. Concentrarsi sul respiro e sulle tensioni muscolari aiuta ad
allontanare tutti quegli input tossici che ci rendono “cerebrali” e di conseguenza disconnessi dal nostro io più profondo.
Guardare il paesaggio, notare ogni sfumatura di verde o ogni piccolo sasso, mi fa assaporare il mondo, mi incute rispetto per il sentiero che sto percorrendo, e gratitudine per la terra che mi sta concedendo di attraversarla.
Così arrivo in cima e colgo
una delle mie due immagini di pace:
le vette, le valli, le ondulazioni e i crepacci a perdita d’occhio. Il silenzio, il vento, il rumore dei piccoli insetti che camminano, e il mio universo che si espande, in ammirazione di tanta bellezza.
Ritorno con una consapevolezza ogni volta rinnovata:
un sentiero può essere accogliente, morbido, rassicurante come in un bosco, o aspro, duro e implacabile come su una pietraia….
ma un passo dopo l’altro, un respiro dopo l’altro, si arriva alla meta, certi che è stato il cercare di arrivare alla meta che ci ha fatti crescere, riconnettere, e ritrovare, e non tanto l’arrivare fine a se stesso.