Guardare il mondo con gli occhi di un bambino

Nascita di una madre

Il racconto delle mie emozioni di mamma racchiuse in un’immagine

L’articolo di oggi è dedicato a

Federico, la mia principale fonte di ispirazione.

Può sembrare un’affermazione da mamma intenerita (per non dire di peggio), ma non è così.

Posso dire che il percorso verso la scoperta di me è iniziato realmente quando è nato lui.

Non sono mai stata di quelle madri che ha detto al mondo che era tutto bello, meraviglioso, favoloso, che pubblicava continuamente foto sui social, a dimostrare quanto era orgogliosa e felice dell’essere diventata madre.

Assolutamente no.

Forse la cosa più difficile per me è stata affrontare la realtà che

il “mio tempo” non era più il mio, era il suo, e i miei ritmi li dettava lui.

Lo spazio per “decantare”, per fare “silenzio dentro” quando mi serviva, è improvvisamente svanito.

E tutti i nodi irrisolti sono venuti al pettine.

Tutte le difficoltà non affrontate mi hanno inondata come in uno tsunami.

Fino a quel momento la mia testa (il pensiero razionale) è stata spesso disconnessa dalla “pancia”, modo colloquiale per definire le emozioni profonde, le intuizioni, l’istinto.

Immaginate quindi come possa essere stato devastante iniziare a sentire tutto con la “pancia”, dopo anni che ti sei abituato a essere molto cerebrale.

Perchè

NON È VERO CHE I BAMBINI NON PARLANO

parlano molto di più di noi adulti….ma comunicano con un canale che noi facciamo in fretta a dimenticare quando cresciamo, o almeno, io me lo ero completamente dimenticato.

Federico mi “parlava”, incessantemente, mi provocava emozioni fortissime, e io non sapevo assolutamente come gestirle, perché non ero, appunto, abituata a fare un ponte tra la testa e le sensazioni più profonde…

Quindi, quando è nato, io

non sono “nata” subito come madre,

passaggio di maturazione nel ruolo materno, che non necessariamente coincide con la nascita del figlio….non potevo diventarlo in quel momento …dovevo prima di tutto diventare “grande”…affrontare le mie emozioni, connettermi con il mio io più profondo, sperimentare esattamente come una bambina questo nuovo coacervo di sensazioni…e compiere quella parte che non avevo concluso quando era tempo.

Non è stato semplice, non solo per me, anche per chi mi stava accanto, ovviamente.

E’ stato un percorso duro, e ho dovuto cercare aiuto esterno, perché da sola non sapevo in che direzione andare.

Non sapevo riconoscere quella parte di me che veniva fuori prepotentemente e quindi non sapevo come canalizzarla.

E’ un percorso in continuo divenire.

Infatti la porta sulla nostra anima rischia di socchiudersi costantemente, sottoposta al peso degli input esterni, dei retaggi sociali, e delle convenzioni con cui dobbiamo quotidianamente cercare compromessi.

E dobbiamo ricordarci di controllarla ogni giorno, come una buona abitudine.

Ma riconnettendomi con le mie sensazioni più istintive, è tornata a bussare alla mia porta la mia parte più creativa, quella artistica, in grado di cogliere aspetti del mondo, e trasmetterli.

Perchè

Quando diventiamo un tutt’uno con la nostra anima

riusciamo a sentire cose mai sentite, a osservare particolari mai notati, a proiettare nel mondo la nostra visione, e, si spera, portare un po’di luce e influenzare positivamente l’ambiente circostante.

Mio figlio mi ha insegnato

L’EMPATIA

e credo che oggi, più di prima, sia una tra le doti più importanti per l’essere umano.

Ogni giorno cerco di imparare da lui, dalla sua spontaneità, da come riesce a esprimere indistintamente ogni tipo di emozione, anche quelle negative, che noi adulti cerchiamo sempre di reprimere.

Cerco di farlo parlare con il mio

“bambino interiore”,

di fargli ricordare come si fa a stupirsi per ogni cosa, a cercare la meraviglia nel mondo, questo mondo che ci sembra spesso così brutto, e che invece riserva sorprese dietro ogni piccolo atomo, e che probabilmente non riusciamo a salvare perché non riusciamo più a vedere dentro di noi in primis cosa esiste di bello, e quanto sia totalizzante sentirsi tutt’uno con l’Universo.

Questo è ciò che ogni giorno mi fa ritrovare lo spirito creativo, che mi porta a scrivere, a fotografare, a comunicare.

Mi piacerebbe che tutti ritrovassero il modo di entrare in contatto con la parte più recondita di sé, e potessero provare

l’amore che nasce da dentro e si espande come un’energia positiva.

La comunicazione sarebbe certamente migliore, specchio di una ritrovata consapevolezza, e sarebbe più costruttiva.

Provare emozioni non riconosciute, non elaborarle, o peggio, elaborarle con un rifiuto perché classificate come negative, porta a sentimenti di paura, odio, invidia, e provocano

instabilità.

Ogni giorno dobbiamo imparare dai bambini.

Per loro già nascere è una lotta, esplorare il mondo è più faticoso di ogni lavoro, ma guardano avanti con speranza e fiducia, sono spontanei, ma sopra ogni cosa, sono pieni di “cuore”.

QUANDO DIVENTIAMO GLI ADULTI CHE SIAMO?

Se avete voglia di leggere qualcosa sulle emozioni…

  • D. Goleman, Intelligenza emotiva, BUR, 1995
  • D. Stern, Nascita di una madre, come l’esperienza della maternità cambia una donna (con Nadia Bruschweiler Stern e Alison Freeland), Mondadori, 1998
  • T. Hogg e M. Blau, Il linguaggio segreto dei neonati, 2001
  • Krishnananda e Amana, Uscire dalla paura, Universale economica Feltrinelli, 2014
  • Cheri Huber, Il dono della depressione, Mondadori, 2006

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